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Salute

SANITÀ, DOPO 10 ANNI DI TAGLI GLI ITALIANI TEMONO DI NON POTERSI CURARE

SANITÀ, DOPO 10 ANNI DI TAGLI GLI ITALIANI TEMONO DI NON POTERSI CURARE

Una delle conseguenze di vari decenni di tagli alla sanità è che è stato distrutto uno dei pilastri del welfare.

Accorgersene ora e strillare come se chi strilla non abbia governato per anni, avvalendosi di ottimati e di competenti è davvero miserevole.

Va anche detto, a scanso di equivoci, che il ministero della Salute è stato retto dal 2011 al 2022 da ministri di centro sinistra: Renato Balduzzi (Governo Monti), Beatrice Lorenzin (Pd), Giulia Grillo (M5S) e Roberto Speranza( Articolo Uno).

Fra tagli e minori entrate, il Servizio Sanitario Nazionale ha perso negli ultimi dieci anni 37 miliardi di euro: è quanto emerge dal report dell'Osservatorio GIMBE “Il definanziamento 2010-2019 del Servizio Sanitario Nazionale”.

Il finanziamento pubblico, secondo GIMBE, è stato decurtato di oltre 37 miliardi, di cui circa 25 miliardi nel 2010-2015 per tagli conseguenti a varie manovre finanziarie ed oltre 12 miliardi nel 2015-2019, quando alla Sanità sono state destinate meno risorse di quelle programmate per esigenze di finanza pubblica. In termini assoluti il finanziamento pubblico in 10 anni è aumentato di 8,8 miliardi, crescendo in media dello 0,9% annuo, tasso inferiore a quello dell'inflazione media annua (1,07%).

I dati OCSE aggiornati al luglio 2019 dimostrano che l'Italia si attesta sotto la media sia per la spesa sanitaria totale (3.428 dollari contro 3.980), sia per quella pubblica (2.545 contro 3.038), precedendo solo i Paesi dell'Europa orientale oltre a Spagna, Portogallo e Grecia. Nel periodo 2009-2018 l'incremento percentuale della spesa sanitaria pubblica si è attestato al 10%, rispetto a una media del 37%.

La conseguenza è che il 70% degli italiani dichiara di non avere particolari problemi nel contattare il medico di base, ma il 69% si dice molto preoccupato di non potersi permettere l’assistenza sanitaria in caso di necessità.

Un timore condiviso dai membri del Parlamento: l’85%, infatti, pensa che il diritto alla salute non sia garantito a tutti i cittadini, mentre si colloca su una posizione opposta il 77% dei consiglieri regionali.

La disuguaglianza nell’accesso alle cure sul territorio nazionale è il primo elemento a emergere dal sondaggio, sottoposto a parlamentari, consiglieri regionali e cittadini, presentato da LS Cube - lo studio legale del settore Life Sciences- ed elaborato da Youtrend/Quorum per il progetto NET-HEALTH, Sanità in rete 2030, il policy enabler ideato nel 2021 da LS Cube.

Accessibilità alle cure ed efficienza organizzativa, ambiti di investimento e finanziamento del SSN, digitalizzazione: questi i principali temi e le maggiori sfide per la sanità del futuro raccolti nell’indagine, i cui risultati saranno elaborati documenti tecnici da tre tavoli di lavoro guidati dai partner scientifici.

Quali potrebbero essere le soluzioni percorribili ai problemi individuati? Per il 69% dei consiglieri e il 65% dei cittadini, maggiori controlli e più trasparenza nell’operato delle regioni, mentre, secondo il 60% dei parlamentari intervistati, la centralizzazione a livello statale delle competenze sanitarie.

Ancora, prevenzione e potenziamento della medicina territoriale sono i due ambiti prioritari di intervento per cittadini (30% e 32% rispettivamente) e decisori (il 69% dei parlamentari privilegia la medicina territoriale, il 50% dei consiglieri regionali la prevenzione).

Fondi non carenti, ma da gestire meglio: opinione condivisa dal 54% dei parlamentari, dal 61% dei consiglieri regionali e dal 59% dei cittadini. Secondo il 57% dei consiglieri regionali le difficoltà principali nell’utilizzo dei fondi PNRR sono la burocrazia, mentre per il 41% dei parlamentari la mancanza di supporto tecnico territoriale è al primo posto e la burocrazia al secondo (40%).

Allo stesso tempo, però, il 75% dei cittadini, l’88% dei parlamentari e il 100% dei consiglieri regionali credono che vi sia un incremento nel ricorso alla sanità privata per ottenere cure di qualità in tempi ragionevoli, a causa del taglio dei servizi sanitari pubblici.

Decisori e cittadini si dividono sulla digitalizzazione del SSN: il 95% dei parlamentari e il 94% dei consiglieri regionali pensano che la digitalizzazione favorirà l’estensione a tutti del diritto alla salute, opinione condivisa solo dal 45% dei cittadini, mentre per il 43% è più probabile che aumentino le disuguaglianze.

Inoltre, si evidenzia la necessità di creare una cultura della condivisione dei dati, nel contesto di una regolamentazione a tutela degli utenti: ben il 59% dei cittadini, infatti, è contrario alla condivisione dei propri dati sanitari a fini commerciali o altruistici (35% abbastanza contrario e 24% molto contrario).

Il progetto, i cui lavori sono ospitati dall’Intergruppo parlamentare “Innovazione e sostenibilità” copresieduto dai Senatori Francesco Zaffini e Daniele Manca, si avvale di partner scientifici quali l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma,  Altems Advisory, spinoff dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e l’Osservatorio sul Welfare della LUISS Business school, realizzato con il contributo non condizionante di Exact Sciences, Gilead Sciences, Roche e Sanofi.

L’obiettivo è “dare voce ai diversi stakeholders del sistema salute - spiega Rosanna Sovani, Partner di LS CUBE – E collaborando con esperti della materia, si vuole fornire un contributo concreto al disegno delle politiche sanitarie del futuro, elaborando delle proposte tecnico- giuridiche volte a contribuire alla messa a terra di soluzioni di policy per un sistema sanitario sostenibile e universalistico.”

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