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Cronaca

GLI 007 USA: NON FU PUTIN A ORDINARE LA MORTE DI NAVALNY

Le agenzie di intelligence statunitensi hanno stabilito che il presidente russo, Vladimir Putin, "non ha ordinato direttamente" che l'oppositore Aleksei Navalny venisse ucciso a febbraio nel carcere di massima sicurezza dove era recluso. A scriverlo è il Wall Street Journal (Wsj) che cita "persone a conoscenza dei fatti".

"La valutazione non contesta le responsabilità di Putin" in quanto accaduto, "ma ritiene piuttosto che probabilmente non sia stato lui a ordinarla in quel momento", scrive la testata americana, sottolineando che la considerazione "è ampiamente accettata all'interno della comunità dell'intelligence e condivisa da diverse agenzie, tra cui la Cia, l'Ufficio del Direttore dell'intelligence nazionale e l'unità di intelligence del dipartimento di Stato", hanno riferito le fonti.

La notizia acuisce il mistero sulle circostanze della morte di quello che era diventato il nemico interno numero uno del Cremlino. Alcune agenzie di intelligence europee sono state informate della valutazione degli Usa riguardo la vicenda, scrive il Wsj. Secondo i funzionari della sicurezza di diverse capitali europee, alcuni Paesi Ue rimangono scettici sul fatto che Putin non abbia avuto un ruolo diretto nella morte di Navalny.

Il giornale americano ammette che non è stato possibile determinare se le agenzie di intelligence avessero sviluppato spiegazioni alternative per il decesso del politico. La Fondazione anticorruzione, istituita dall'oppositore, ha affermato che il politico è stato ucciso in carcere dopo che Putin era venuto a conoscenza di un potenziale scambio di prigionieri con Usa e Germania ed è intervenuto per impedirlo. La responsabile delle indagini del gruppo, Maria Pevchikh, ha affermato che la Fondazione è stata coinvolta negli sforzi per ottenere la libertà di Navalny.

SONDAGGIO: CINA POTENZA GLOBALE PIÙ INFLUENTE IN AFRICA

 

Secondo un nuovo  sondaggio Gallup, la Cina è ora considerata la potenza globale più influente in Africa, superando gli Stati Uniti. 

Agli intervistati è stato chiesto di parlare di Stati Uniti, Cina, Russia e Germania.

Gli Stati Uniti sono stati l’unico paese la cui immagine non è migliorata in tutta l’Africa nel 2023, ha osservato il sondaggio.

I risultati del sondaggio mostrano che il tasso medio di approvazione di Washington è sceso dal 59% nel 2022 al 56% nel 2023.

Nel frattempo, l’approvazione della Cina nella regione è aumentata di sei punti percentuali, dal 52% nel 2022 al 58% nel 2023, due punti in più rispetto agli Stati Uniti.

Anche la Germania ha migliorato la propria immagine di leadership, passando dal 51% al 54%. La leadership russa è stata la meno apprezzata con una valutazione del 42%.

“Gli Stati Uniti hanno avuto un vantaggio rispetto alla leadership cinese in tutto il continente per la maggior parte degli anni a partire dal 2007, anche se c’è stata una sostanziale parità di rating tra il 2016 e il 2019”, ha affermato Gallup nel suo rapporto.

"Ma nel 2023 la Cina ha avuto un vantaggio di due punti sugli Stati Uniti"

La rivalità di Washington e Pechino sull’Africa, ha osservato Gallup, è “incentrata su molte questioni geopolitiche, tra cui la corsa per garantire l’accesso ai minerali preziosi e le controversie sulla riduzione del debito”.

L'indagine ha analizzato le tendenze negli indici di gradimento della leadership delle quattro nazioni in oltre 130 paesi. Il margine di errore varia da 1,2 a 5,6 punti percentuali.

AFRICA, DESCALZI (ENI): “L’EUROPA HA GIÀ PERSO LA SCOMMESSA, L’ITALIA NON ANCORA”

’Europa ha già perso la sua scommessa sull’Africa, ma l’Italia non ancora e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dovrà continuare a “spingere” perché il Vecchio continente non si “distragga” di nuovo. Lo ha detto l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, intervenendo ierialla Conferenza programmatica di Fratelli d’Italia a Pescara.

Secondo il dirigente, se c’è una “gara” per l’Africa, è “molto confusa” e “nessuno l’ha vinta”. Questo perché la gara la si fa per “costruire qualcosa” e in Africa finora “è stato costruito poco”. L’Europa, da parte sua, è stata “la più disattenta”, ma Meloni sta cercando “con grandissima tenacia” di riportare sull’Africa l’attenzione del continente. “Per ora ci sta riuscendo – ha osservato Descalzi – ma solo per il discorso dell’energia”. Secondo l’Ad di Eni, il patrimonio più importante dell’Africa è però l’agricoltura, che produce molto impiego e nella quale c’è “un potenziale immenso”. Il dirigente ha raccontato i progetti sui quali l’Eni è al lavoro per produrre olio vegetale, come in Kenya dove 40 mila ettari hanno già prodotto più di 85 mila posti di lavoro. “Il piano è di arrivare a un milione”, ha aggiunto Descalzi. L’obiettivo, secondo l’Ad di Eni, è di “andare a combattere la povertà”, un principio che è compreso nel Piano Mattei per l’Africa.

MELONI: "RIBADIAMO LA NOSTRA AVVERSIONE A TUTTI I REGIMI TOTALITARI E AUTORITARI”.

Giorgia Meloni: "Nel giorno in cui l'Italia celebra la Liberazione, che con la fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia, ribadiamo la nostra avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari. Quelli di ieri, che hanno oppresso i popoli in Europa e nel mondo, e quelli di oggi, che siamo determinati a contrastare con impegno e coraggio. Continueremo a lavorare per difendere la democrazia e per un'Italia finalmente capace di unirsi sul valore della libertà".

ANTISEMITISMO, SE È “PROGRESSISTA” È POLITICAMENTE CORRETTO

L’alleanza atlantica (qui non c’entra la Nato, sia chiaro) del fascismo progressista ha dato il meglio di sé anche ieri, con violenze antisemite ormai insopportabili, nelle piazze italiane, frutto dei soliti noti dell’antagonismo politico e nei campus americani.

A Milano, per la manifestazione per il 25 aprile, all'arrivo della Brigata ebraica in piazza Duomo un gruppo di manifestanti pro Palestina ha iniziato con fischi e insulti, con slogan: “Fuori i sionisti dal corteo".

La tensione è aumentata, finché i giovani manifestanti pro Palestina hanno tentato di sfondare il cordone di sicurezza della Brigata ebraica, formato da City Angels.

Ci sono stati alcuni minuti di scontri fisici, in cui sono state scagliate sedie contro i baschi e contro i giornalisti. Tra i bersagli anche il cane di un passante, sollevato da terra per il collare e brandito contro la folla.

In piazza Duomo i manifestanti hanno occupato tutta l'area transennata davanti al palco. La fila più estrema di transenne è rivestita di manifesti che inneggiano alla resistenza palestinese. Anche la statua di Vittorio Emanuele II, al centro della piazza, è stata avvolta da una grande bandiera palestinese, nonostante la tripla fila di transenne posta a difesa del monumento.

Accanto alle bandiere palestinesi, anche quelle delle sigle che hanno aderito alla manifestazione: tra gli altri, Unione sindacale di base, Potere al popolo, collettivo universitario Cambiare rotta.

In piazza anche i centri sociali e le realtà antagoniste, come la rete 'Dax resiste'. 'Netanyahu assassino' e 'Intifada fino alla vittoria' gli slogan che hanno accompagnato l'entrata in piazza, dove è stato esibito un grande striscione: 'Fuori i genocidi dalla storia'. Un altro manifesto usa le parole scelte dalla Brigata ebraica 'Ora e sempre la democrazia si difende', mutandole in 'Ora e sempre la resistenza si difende'. Scontri anche  Roma tra i manifestanti pro Palestina e Brigata Ebraica. Sassi contro i cronisti.

Negli Usa sono arrivate raffiche di arresti nei campus, mentre le proteste pro-palestinesi infiammano le più prestigiose università d'America. Da Columbia a Harvard e Yale, da Berkeley a Princeton, MIT, Stanford e all'Università del Michigan, gli studenti sono scesi in piazza contro la situazione a Gaza, con la polizia ripetutamente chiamata a sgomberare tende e ammanettare gli occupanti.

Non succedeva dal '68, dagli anni bui del Vietnam. Ora si teme un'estate calda, con potenziali ripercussioni sulla convention Dem di Chicago: si svolgerà nella stessa metropoli dove, 56 anni fa, decine di migliaia di manifestanti contro la guerra si scontrarono con le forze dell'ordine, mentre i democratici, senza un candidato forte dopo la rinuncia di Lyndon Johnson, finirono per perdere le elezioni di novembre.

Biden, con un equilibrismo disperato, è entrato nella polemica, cercando di mantenere l'equidistanza tra le parti: "Condanno le proteste antisemite nelle università", ha detto, ma anche "coloro che non capiscono cosa sta succedendo ai palestinesi".

Cerchiobottismo puro.

La Columbia è di nuovo l'epicentro della protesta, proprio come mezzo secolo fa. Molti degli studenti che occupano il campus sono ebrei.

Da oggi, per ragioni di sicurezza, gli studenti che non vorranno recarsi fisicamente in aula potranno seguire le lezioni in remoto fino alla fine del semestre: la decisione ha scandalizzato alcuni genitori, determinati a chiedere il rimborso di parte della retta.

Una cinquantina di studenti di Yale che chiedevano all'ateneo di disinvestire da aziende con legami con Israele sono finiti in manette: subiranno sanzioni disciplinari. A New York oltre 150 della NYU che protestavano nella Gould Plaza hanno fatto la stessa fine. Nelle fasi più calde dell'operazione gli agenti hanno sparato spray al pepe sui manifestanti e a loro volta sono stati presi a bottigliate.

Una ventina di tende sono state innalzate sul campus del MIT.

Per ragioni di sicurezza è stato chiuso agli estranei l'Harvard Yard, dove si trovano aule, biblioteche e dormitori: si entra solo col tesserino che può venir smagnetizzato in caso di sospensione. E' andata così agli occupanti della Columbia, autorizzando in questo modo gli arresti per il reato di ingresso illegale.

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, a proposito delle proteste contro Israele e contro la guerra a Gaza nei campus universitari americani ha affermato: “Quello che sta accadendo nei campus universitari americani è orribile. Bande antisemite hanno preso il controllo delle principali università. Hanno chiesto l'annientamento di Israele. Hanno attaccato gli studenti ebrei. Hanno attaccato le facoltà ebraiche. Ciò ricorda quello che accadde nelle università tedesche negli anni '30".

Sulla questione è intervenuto anche il ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, che su X ha scritto: "Le proteste che si svolgono nei campus universitari americani non sono solo proteste antisemite, ma incitano anche al terrorismo".

SOSTENIBILITA', UN ASPETTO CHE COMINCIA AD INCIDERE NELLE SCELTE

di Mauro j. Barbieri

Negli ultimi tempi, si sta diffondendo sempre più l'interesse per le questioni ambientali all'interno delle famiglie italiane. Questo dato è stato confermato da un'indagine condotta dall'Istituto Eures per conto di ADOC, Cittadinanzattiva, Federconsumatori, Udocn e Unione Nazionale Consumatori, secondo la quale 8 italiani su 10 considerano la sostenibilità come un criterio fondamentale nelle loro scelte quotidiane.

L'indagine, che ha coinvolto un campione di 1118 famiglie in tutto il Paese, ha analizzato i comportamenti e le opinioni di tre gruppi diversi: giovani single e coppie senza figli; coppie giovani e adulte con figli; famiglie di anziani. Vediamo i risultati.

Dagli stessi appare evidente che stiamo assistendo alla nascita di una nuova cultura della sostenibilità, soprattutto tra i giovani e le famiglie con figli. Questi gruppi in particolare manifestano una crescente preoccupazione per il futuro del pianeta, considerando la tutela dell'ambiente come una responsabilità collettiva imperativa. Tuttavia, nonostante questa tendenza in forte crescita, il cambiamento culturale verso comportamenti più sostenibili viene ancora ostacolato da diversi fattori.

Tra questi segnaliamo la mancanza di servizi e infrastrutture adeguate, l'insufficiente trasparenza delle informazioni e i costi aggiuntivi che i consumatori devono sostenere per adottare abitudini più ecologiche. La ricerca ha analizzato principalmente cinque aree: gestione dei rifiuti, mobilità sostenibile, sostenibilità alimentare, packaging intelligente e investimenti green. Riguardo alla gestione dei rifiuti, l'89,5% delle famiglie afferma di fare correttamente la differenziazione dei rifiuti, anche se molti segnalano ostacoli come la confusione sugli imballaggi, una gestione del servizio di raccolta inadeguata e la mancanza di infrastrutture adeguate.

Inoltre, per incentivare una corretta gestione dei rifiuti, il 62,4% delle famiglie richiede maggiori vantaggi per chi fa la differenziata. Per quanto riguarda la mobilità sostenibile, il 53,2% delle famiglie al Nord e il 55,9% delle famiglie giovani mostrano interesse verso questo tipo di mobilità. Anche in questo caso ci sono ostacoli strutturali come la mancanza di trasporti pubblici adeguati e l'assenza di incentivi per gli investimenti in veicoli a basso impatto ambientale.

Nel 2022, l'Italia ha registrato uno spreco alimentare medio di 140 kg pro capite, di cui il 76% è dovuto al consumo domestico. Ma ancora una volta gli intervistati hanno evidenziato alcune difficoltà legate ai costi elevati dei prodotti sostenibili. Per quanto riguarda l'ecolabeling, molti italiani (24,2%) non sono a conoscenza del concetto di packaging intelligente.

Come aumentare quindi questa consapevolezza? Tra le proposte avanzate ci sono la riduzione della tassazione sui prodotti con marchio Ecolabel e la realizzazione di campagne informative. L'ultima area analizzata è stata quella della finanza sostenibile: solo il 26,3% degli intervistati si dichiara informato sugli investimenti green. In questo caso le principali sfide riguardano la scarsa promozione da parte delle banche e la mancanza di conoscenza sulle opportunità disponibili.

Come stimolare un maggior interesse? Il 46.1% delle famiglie ha suggerito l'organizzazione di campagne di comunicazione e formazione. Mauro j. barbieri

FAUCI TESTIMONIERÀ "PUBBLICAMENTE" IL 3 GIUGNO

L'ex direttore dell'Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive, il dottor Anthony Fauci, sarà chiamato a testimoniare il 3 giugno davanti alla sottocommissione selezionata della Camera sulla pandemia di coronavirus, ha annunciato mercoledì il presidente repubblicano della sottocommissione Brad Wenstrup.

Sarà la prima apparizione pubblica dell'ex direttore del NIAID da quando si è dimesso dalla carica di consigliere medico capo del presidente Joe Biden il 31 dicembre 2022.

Secondo The Hill, Fauci è comparso in due udienze a porte chiuse a gennaio. Si prevede che le trascrizioni delle udienze saranno disponibili prima del 3 giugno.

"Durante l'intervista a porte chiuse del dottor Fauci a gennaio", ha dichiarato Wenstrup, "ha testimoniato di gravi fallimenti sistemici nel nostro sistema sanitario pubblico che meritano ulteriori indagini”.

POLITICO: GLI USA HANNO INVIATO SEGRETAMENTE MISSILI A LUNGO RAGGIO A KIEV

Le Forze armate di Kiev hanno già utilizzato i missili in almeno due occasioni per colpire obiettivi russi

Gli Stati Uniti hanno inviato “segretamente” missili a lungo raggio Atacms all’Ucraina, un mese fa. Lo hanno detto alcuni funzionari Usa anonimi al quotidiano “Politico”, aggiungendo che le Forze armate di Kiev hanno già utilizzato i missili in almeno due occasioni per colpire obiettivi russi.

Secondo le fonti, il trasferimento di sistemi a lungo raggio all’Ucraina è stato approvato “segretamente” nel mese di marzo.

GIORGETTI: “SUPERBONUS UN MOSTRO CHE HA DISTRUTTO LA FINANZA PUBBLICA”

Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti è intervenuto in replica, nell’Aula della Camera, alla discussione del Documento di economia e finanza (Def).

Il discorso del ministro ha toccato diversi punti, tra cui i bonus edilizi, che “non sono un elemento nuovo nel nostro ordinamento, hanno contribuito al rinnovamento del patrimonio edilizio e della crescita. Il Superbonus ha creato un mostro, che ha distrutto le condizioni della finanza pubblica in questi anni e nei prossimi a venire”, ha detto Giorgetti.

Il ministro ha richiamato le osservazioni sul mancato finanziamento della sanità, della cultura e della scuola: “Il Superbonus crea un grave dilemma in chi deve prendere le decisioni. Chi ha deciso questo tipo di politica, ha deciso di togliere i soldi a qualcun altro”.

Sul Patto di stabilità approvato ieri, Giorgetti ha così commentato: “È sicuramente un compromesso. Quello che è stato ottenuto è sicuramente un passo in avanti rispetto alle regole di bilancio che sarebbero tornate in vigore nel 2025”.

Secondo il ministro, il governo “ha meritato la fiducia” del popolo, del Parlamentare e dei mercati in un momento complicato.

“L’andamento del tasso di occupazione ha registrato un record assoluto: abbiamo investito sul lavoro e non sul sussidio. Nell’ultima legge di Bilancio abbiamo trovato risorse supplementari per conciliare la natalità con il lavoro: continueremo in questa direzione. Contesto chi ha teorizzato che questo governo ha fatto una politica fiscale contro i redditi bassi, è esattamente il contrario”, ha aggiunto, ribadendo come questo Patto di stabilità e crescita “non risponda ai criteri secondo cui la crescita dipende dal modello lassismo-debito-sussidi. Penso che il modello della crescita passa attraverso sacrificio, investimento e lavoro”.

Il contenuto del Def, per Giorgetti, “è semplicemente realistico e conforme alle richieste della Commissione europea. Abbiamo delle regole non definite, l’attesa in qualche caso è meglio delle incertezza”, ha dichiarato.

IRAN, NUOVA MINACCIA A ISRAELE: "SE CI ATTACCA NON NE RIMARRÀ NIENTE"

Se Israele attaccasse l'Iran, è "improbabile" che rimarrà "qualcosa" dello Stato ebraico.

E' il nuovo monito lanciato dal presidente iraniano, Ebrahim Raisi, durante un intervento all'università di Lahore. Raisi, citato dall'agenzia di stampa Tasnim, si trova da lunedi in Pakistan per una visita ufficiale di tre giorni.

Sottolineando che l'Iran "ha punito il regime sionista per il crimine commesso", ovvero l'attacco al consolato della Repubblica islamica a Damasco, Raisi ha affermato che "se il regime sionista commettesse l'errore di invadere la Terra Santa dell'Iran, la situazione cambierà ed è improbabile che rimarrà qualcosa di questo regime".

Da parte sua il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, ha bollato le sanzioni varate dall'Unione Europea a seguito dell'attacco iraniano contro Israele come "deplorevoli". "È deplorevole vedere l'Ue decidere rapidamente di applicare ulteriori restrizioni illegali contro l'Iran solo perché l'Iran ha esercitato il proprio diritto all'autodifesa di fronte alla sconsiderata aggressione di Israele", scrive in un commento postato su X. "L'Ue non dovrebbe seguire il consiglio di Washington" di rispondere alle richieste del "criminale regime israeliano".

"È anche deplorevole", prosegue, "che, mentre il regime israeliano continua il suo genocidio contro i palestinesi attraverso diversi crimini di guerra, attacchi missilistici e carestia, la reazione dell'Ue a tali crimini non sia quasi nulla più che parole vuote. L’Ue deve agire in modo responsabile e sanzionare il regime israeliano".

SI DIMETTE IL CAPO DELL'INTELLIGENCE MILITARE DI ISRAELE

In Israele, il capo dell'intelligence militare Aharon Haliva ha rassegnato le dimissioni, per gli errori e le omissioni dei servizi segreti nello sventare l'attacco di Hamas, il 7 ottobre dell'anno scorso. La notizia è stata anticipata dal quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth.
"Non abbiamo rispettato il nostro compito. Da allora mi porto dietro quel giorno nero, giorno e notte. Porterò per sempre con me il terribile dolore della guerra", ha scritto in una lettera al capo di Stato maggiore, chiedendo comunque l'istituzione di una commissione d'inchiesta.
Haliva si era già assunto la responsabilità degli errori commessi circa una settimana e mezza dopo lo scoppio della guerra. Nella lettera al tenente generale Herzi Halevi, Haliva non ha specificato in che cosa abbia sbagliato. Non è chiaro quando le dimissioni diverranno operative perché adesso Israele deve trovare un sostituto.

BASILICATA, I DATI REALI CONFERMANO, VINCE IL CENTRO DESTRA

Eligendo uno

 I dati di eligendo sembrano confermare gli exit poll. In Basilicata vince il centro destra, con un distacco di quasi dicei punti.

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