La mossa azzardata di Putin sulla scacchiera mondiale
di Donato Mauro
Il gioco degli scacchi rientra tradizionalmente tra le passioni preferite dei russi nel quale eccellono.
Putin però se avesse avuto dei buoni maestri avrebbe appreso che per infliggere lo scacco matto all'avversario occorrerebbe averne studiato la capacità di opporre una valida strategia difensiva nonché una eventuale contromossa.
La minaccia di ricorrere all'uso dell'arma nucleare presenta vari profili che la connotano come eccessivamente azzardata : geo strategico,geopolitico ,sul fronte interno , tecnico militare e operativo , sottostimando altresì la volontà di reazione dell'avversario.
Qual è la strategia di Putin? Portare lo scontro con l'occidente al livello di una guerra guerreggiata? Sarebbe un'idea folle e lo sa anche lui.Non ne avrebbe la forza, non lo seguirebbero le gerarchie militari né tanto meno il popolo russo.
La strategia del Cremlino è rivolta ad ampliare le faglie di rottura tra le nazioni europee e all'interno delle stesse mediante una vera e propria guerra economica, il risveglio di un pacifismo autolesionista sostenuto anche finanziariamente oltre a una propaganda terroristica che ha prodotto il bau bau di "esperti della domenica" di probabile terza guerra mondiale.
Putin è un autocrate spietato che sta reprimendo con metodi staliniani,cari ai vetero comunisti italiani, il dissenso in Russia ma non è uno sciocco.
Continuerà attraverso gli stilemi classici della guerra psicologica a nella sua linea minacciosa nei confronti dell'occidente fino a quando ci sarà in Europa chi agirà per rendere più debole il sostegno a l'Ucraina.
Sul piano geopolitico i suoi sforzi si stanno rivelando improduttivi, la Cina l'India e altri paesi presenti a Samarcanda gli hanno mandato chiari messaggi di non appoggio della sua strategia di alzare l'asticella per verificare fino a che punto l'occidente sia disposto a sostenere economicamente e militarmente l'Ucraina.
Putin persegue da tempo la realizzazione di un vasto fronte anti occidentale ingolosendo i principali paesi asiatici sulla costituzione di un nuovo ordine mondiale. Cina e India fra tutti sono certamente interessati a tale prospettiva ma a modo loro,non prescindendo certo dai contrasti e rivendicazioni reciproche.
La Russia, ponendosi sempre più nelle condizioni di dover chiedere il sostegno politico ed economico della Cina per proseguire l'aggressione a l'Ucraina, sta perdendo la sua tradizionale influenza sulle nazioni centro asiatiche che conseguentemente sono oggetto delle crescenti attenzioni cinesi.
Il permanere della crisi contrasta nettamente con gli interessi cinesi e indiani e degli altri paesi asiatici consapevoli che solo la stabilità internazionale potrebbe consentire e garantire la crescita economica che è andata riducendosi con l'affievolirsi della globalizzazione.
Sul fronte interno, il ricorso alla mobilitazione di centinaia di migliaia di riservisti per fermare la controffensiva ucraina ha determinato due effetti molto negativi, la presa di coscienza da parte dei russi che c'è una guerra e non un'operazione speciale nonché la decisione di moltissimi giovani di fuggire dal paese.
In seno a l' ONU non ha trovato consensi la decisione di Putin di indire e far svolgere un referendum farsa, funzionale alle compilazione di liste di proscrizione nelle zone occupate e addirittura sotto i bombardamenti.
Tornando alla minaccia di usare l'arma nucleare ritengo opportuno analizzarla su vari piani,diversi tra loro ma che portano ad una coincidente prospettiva.
La storia ci suggerisce la riflessione che bisogna prendere atto che a oggi l'arma nucleare è stata impiegata fortunatamente una sola volta da un paese che la possedeva contro chi ne era sprovvisto.
Le cocenti sconfitte della stessa Russia e degli Stati Uniti in Afganistan, degli Usa in Vietnam, il cruento conflitto tra India e Pakistan non hanno nemmeno lontanamente fatto ipotizzare l'uso dell'arma nucleare. Perché?
Il rischio di coinvolgimento di Paesi dotati di armamento nucleare, leggi ad esempio la Cina, sarebbe stato elevatissimo.
Essendo stato per 5 anni, in piena guerra fredda, al comando di unità di artiglieria e missilistiche a capacità nucleare, provo a fornire in estrema sintesi alcuni elementi ci conoscenza e valutazione in merito all'impiego di armi nucleari tattiche, già riportati in miei precedenti articoli e interviste.
Sgombriamo subito il campo dal presupposto che siano armi di bassa potenza, gli attuali ordigni nucleari, cosiddetti tattici, hanno una potenza superiore alle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki.
Dal punto di vista operativo nessun esercito lancia simili ordigni su un territorio dove a pochi chilometri stanno combattendo i propri soldati.
La nostra pianificazione, come quella della Germania ai tempi della guerra fredda, prevedeva il lancio di missili con testata nucleare oltre il confine per fermare le divisioni corazzate sovietiche in procinto di invadere i due paesi.
Necessariamente devono essere presi in considerazione anche gli effetti dell'esplosione che, se non avvenisse lontano dai propri confini, oltre a distruggere ogni cosa nel raggio di decine di chilometri, renderebbe il territorio contaminato e inutilizzabile per molti anni, per non parlare del fall out radioattivo che il vento potrebbe far ricadere sul territorio di chi ha lanciato la bomba nucleare.
Sotto il profilo eminentemente tecnico, il lancio di missili, pur a breve raggio, non passerebbe inosservato né all'intelligence nelle sue molteplici espressioni né tanto meno alle rilevazioni satellitari.
Peraltro sui missili prima di essere lanciati deve essere montata la "war head", cioè la testa da guerra; sarebbe improbabile che tale operazione non venisse notata con il conseguente concreto rischio che il missile potrebbe essere colpito prima di raggiungere il territorio nemico.
Non dimentichiamo inoltre che la decisione di utilizzare l'arma nucleare ricade sulla responsabilità di più persone, sia pure in un regime autoritario come quello della Federazione Russa; nella fattispecie sul presidente, il ministro della difesa e il capo di stato maggiore delle forze armate.
Non credo che lo farebbero a cuor leggero su un territorio e su cittadini definiti fratelli.
I brevi cenni di ordine strategico, tattico e politico fin qui riportati mi inducono a ritenere che la mossa azzardata di Putin voglia sortire un altro effetto.
A Putin non sfuggono di certo le rilevanti serie ricadute della guerra economica e le relative crescenti difficoltà dei cittadini europei ed anche la pressione sulle popolazioni esercitata dalla minaccia di ricorrere all'uso dell'arma nucleare e dal profilarsi di una guerra su larga scala.
Questa sua percezione potrebbe indurlo a aprire spiragli di dialogo da una posizione tuttora di forza per raggiungere il cessate il fuoco, considerate le difficoltà del conflitto destinate ad acuirsi per le crescenti capacità operative degli ucraini e con il sopraggiungere del "generale inverno" che storicamente non favorisce l'aggressore.