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Politica

EN ATTENDANT LA GAUCHE, COMMEDIA DELL’ASSURDO DI NOSTALGICI LAMENTOSI

EN ATTENDANT LA GAUCHE, COMMEDIA DELL’ASSURDO DI NOSTALGICI LAMENTOSI

Ogni tanto ci capita di leggere i lamenti dei nostalgici della sinistra.

Nostalgia deriva dall'unione di due parole di origine greca: nostos, “ritorno a casa” e algos “dolore”. La nostalgia è il dolore che provoca la lontananza da casa e la voglia di tornare.

Il fatto è che quella casa non c’è più; è un fantasma del passato, un ricordo del secolo scorso.

A volte il circolino dei nostalgici invoca l’avvento di una resurrezione e sembrano i personaggi della commedia dell’assurdo di Samuel Beckett, “En attendant Godot”, dove i dialoghi dei due personaggi principali ruotano attorno ad argomenti di varia natura che denotano la mancanza di punti fermi e di certezze nei confronti della vita e una fiducia nell'esistenza che, se anche ci fosse stata in un tempo lontano, ormai non è che polvere.

Vladimiro ed Estragone aspettano, per l'intera durata dell'opera, Godot, personaggio misterioso riguardo al quale Samuel Beckett alla domanda "Chi è Godot?" rispondeva: "Se l'avessi saputo l'avrei descritto nell'opera".

Che cosa è la sinistra, quella che oggi è simile a Godot? Se qualcuno lo sapesse lo scriverebbe.

Il fatto è che nessuno lo sa, perché coloro che si identificano nella sinistra o sono nostalgici lamentosi addolorati per una casa che non c’è più, o si sono convertiti a fare i servitori del capitalismo finanziario.

Facciamo due passi nella storia.

La sinistra comunista, dopo che Enrico Berlinguer ha elaborato idee come il compromesso storico e l’eurocomunismo e ha dichiarato la sua preferenza per l’Alleanza atlantica, avrebbe dovuto approdare alla socialdemocrazia e, invece, è approdata, ridotta a Ditta, al pateracchio con la sinistra democristiana, in gran parte espressione della finanza bianca, per formare l’Ulivo. Svendita totale di un percorso possibile, al quale hanno partecipato anche frange socialiste dopo la diaspora dovuta alla mannaia di Mani Pulite che ha decapitato il Psi e mandato alle ortiche l’intera classe politica della Prima Repubblica.

Gli ex comunisti si sono legittimati con Giorgio Napolitano, divenuto punto di riferimento degli States e con Massimo D’Alema, il quale, nei suoi due governi, aveva come ministro della Difesa e dei servizi e vicepresidente il democristiano Sergio Mattarella. D’Alema ha garantito alla Nato, senza copertura Onu, il bombardamento della Serbia. Nel 1999 il governo presieduto da Massimo D'Alema autorizzò infatti l'uso dello spazio aereo italiano per la guerra della Nato contro la Serbia di Milosevic, scoppiata per la crisi in Kosovo. Anche i nostri aerei andarono a bombardare.

Poi toccò alla Libia, nel 2011, nell'intervento militare della Nato contro Gheddafi, voluto da inglesi, francesi e dall’amministrazione Obama. Il comandante delle forze armate era allora il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Al governo c’era Berlusconi.

Ricorda Andrea Fabozzi, su Il Manifesto: “Tirato in ballo questa volta dal Movimento 5 Stelle per le sue responsabilità nella partecipazione italiana ai raid aerei sulla Libia del 2011, l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano risponde con un’intervista a Repubblica nella quale con assai maggiore chiarezza rispetto a precedenti uscite riconosce la contrarietà di Silvio Berlusconi a quella guerra. Ricorda che il Cavaliere stava per dimettersi da presidente del Consiglio pur di non dare il suo sì all’intervento armato contro Gheddafi. E che non lo fece con «un atto di responsabilità da riconoscergli ancora oggi». Aggiunge però Napolitano che, ovviamente, la decisione di far partire i caccia militari «spettava al governo», anche se «con il consenso della presidenza della Repubblica». Ma dire «consenso» è dire poco”.

Stesi a tappetino, gli ex comunisti si sono conquistati la legittimazione anglosassone con due guerre disastrose per l’Italia. Non male.

I socialisti italiani, massacrati da Mani Pulite, si sono dispersi o acquattati nelle pieghe del deep state, mentre i socialisti europei, ammalati di fabianesimo e venduti alle logiche del capitalismo finanziario, hanno abbandonato la socialdemocrazia, che aveva introdotto e consolidato il welfare e la partecipazione dei lavoratori alla decisionalità nelle imprese come portato originale, per abbracciare tutto il ciarpame prodotto dalla follia della sinistra democratica americana, dove l’ideologia woke è maoismo di esportazione, unito agli interessi della finanza.

Di questo pateracchio è esempio preclaro il Pd, ormai coacervo di wokismo, derive green e lgbt, demagogia populista, volta a giustificare tutto e il contrario di tutto, pacifismo a giorni alterni, antifascismo d’accatto, usato come scongiuro contro la propria pochezza. L’inconsistenza della linea dell’attuale segreteria, a volte totalmente incomprensibile nei suoi concetti contorti, è il segno di una deriva che nulla ha a che fare con la “sinistra” invocata dai nostalgici. Il Pd è ormai diviso in potentati, in gran parte autonomi, e, accanto ad un moralismo di maniera e alla sbandierata difesa della Costituzione, evidenzia una inconsistente adesione alla fedeltà allo Stato e alle sue istituzioni, come dimostra la vicenda pugliese, dove andare a parlare con la sorella di un boss mafioso per affidarle la tranquillità di un assessore pare essere normale amministrazione.

E’ del tutto chiaro che la sinistra della nostalgia non c’è più e che la sedicente sinistra attuale è tutto fuorché sinistra.

Se si vuol riparlare di sinistra, ammesso che abbia un senso, è necessario fare i conti con la realtà del terzo millennio, a cominciare dalla politica internazionale, abbandonando i falsi moralismi, gli schemini desueti, le ideologie, per fare i conti con la realtà mondiale che richiede, se non si vuol precipitare nel baratro, di fare i conti con il multilateralismo.

Se si vuol riparlare di sinistra è necessario elaborare una strategia che combatta la verticalizzazione della catena di comando in mano a multinazionali e capitalismo finanziario.

Se si vuole riparlare di sinistra è necessario elaborare una strategia che ridia spazio al ceto medio, massacrato dalle politiche dell’attuale sedicente sinistra.

Se si vuol riparlare di sinistra è necessario essere netti nel combattere l’ideologia woke, che è il maoismo americano declinato in un manicomio che vorrebbe imporci di cancellare patrie, radici, etnie, culture, religioni, storia.

Woke è la Banda dei quattro (ossia una banda di matti) del maoismo trasportata nella mente malata della sinistra americana, ora imitata dalle sedicenti sinistre europee. Manicomio in purezza.

Se si vuol parlare di sinistra è necessario riprendere la Mitbestimmung, riportando il sindacato ad occuparsi di lavoro, di imprese, di sviluppo dell’economia reale e non di Caf e di servizi per conto della Stato o dell’Inps o di sostegno alla deriva di una sedicente sinistra che sinistra non è.

Se si vuol riparlare di sinistra è necessario smetterla di piangersi addosso e mandare definitivamente al diavolo chi si dichiara di sinistra e di sinistra non è, perché la sinistra che ha operato in Europa in questi anni è stalinismo e nazismo messi assieme, conditi con un moralismo di maniera.

Se si vuol parlare di sinistra è necessario chiudere ogni rapporto con il trasformismo gesuitico.

Altrimenti, se non si vogliono fare tutte queste cose e altre ancora, è meglio smetterla di sospirare, perché al bar della nostalgia, al massimo, si può giocare a briscola.

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