Image
Image
Image
Image
Image

Cultura

PAPA LUCIANI TRA MITO E MEMORIA

PAPA LUCIANI TRA MITO E MEMORIA

Giovanni Paolo I è l’unico Papa innalzato agli onori degli altari con un pontificato tanto breve. Persino l’abdicatario Celestino V pontificò più di lui. Ma questo rito di beatificazione, a cui i fedeli sperano che presto segua quello della canonizzazione, era atteso da tempo. La devozione per Albino Luciani era infatti già molto viva dal momento della morte, perché grande era stata la venerazione per lui già quand’era sulla terra. E’ un bene che sia beatificato un Papa che ha vissuto tanto poco: rende possibile una volta tanto parlare dell’uomo che si cela sotto i paramenti sempre uguali dei Vescovi di Roma.

Quell’uomo fu straordinariamente autentico. Nato e vissuto povero, esattamente come morì, fu il primo della classe operaia ad ascendere al Papato. Nulla della carriera ecclesiastica pazientemente percorsa lo persuase mai ad abbandonare la povertà come scelta di vita. Di salute cagionevole, tanto che rischiò di morire già appena nato, non si sottrasse mai ad alcun carico di lavoro che potesse affrettare la sua fine, come del resto poi avvenne. Forse non dovette mai nemmeno prendere troppo sul serio l’idea di tutelare la sua salute, visto che anche da Papa non si fece prescrivere nessun particolare altro rimedio per i piedi gonfi causati dalla cattiva circolazione se non passeggiate all’aperto. Profondamente ed autenticamente umile, accettò pazientemente gli incarichi che gli vennero affidati, senza mai sollecitarli: vescovo di Vittorio Veneto, patriarca di Venezia, cardinale e papa. Mai si inorgoglì per le posizioni raggiunte ma nemmeno mai defletté dalle responsabilità connesse, mostrandosi spesso inflessibile se non inesorabile, per difendere quel principio di autorità su cui la Chiesa si basa e al quale egli stesso era stato fedelissimo. Uomo di autentica fede, non si lasciò sballottare dalle tempeste del postconcilio, senza nemmeno mai rimpiangere il passato tridentino appena dismesso dalla Chiesa. Non ebbe difficoltà ad esprimere a titolo personale posizioni possibiliste sulla contraccezione artificiale a mezzo chimico, così come non ne ebbe ad aderire alle posizioni rigide prese da Paolo VI. Radicato nel soprannaturale, diede un tale esempio di fermezza nel governo delle sue diocesi da far sì che Paolo VI lo designasse platealmente quale suo successore, donandogli la stola durante il viaggio pastorale a Venezia. Animato da un senso profondo di giustizia, non coprì mai nessuna magagna e anzi venne considerato sempre un uomo incorruttibile. Autenticamente caritatevole, aiutò i bisognosi e inculcò questo principio con l’esempio, senza suonare la tromba davanti a sé. Semplice ma non sempliciotto, ebbe una cultura vasta, forse non raffinata come quella di Montini, Pacelli e Wojtyla, o specialistica come quella di Ratzinger, ma senz’altro sufficiente per dargli quelle certezze che potevano permettergli di governare la Chiesa e per fargli realizzare libri che all’epoca divennero bestseller, come Illustrissimi e Catechetica in briciole. I primi erano lettere indirizzate a personaggi importanti del passato o immaginari, dalle quali traspariva l’idea che Luciani aveva del sapere, non cattedratico o involuto, ma duttile, pratico, votato alla soluzione delle problematiche concrete, condito di ironia e allungato dal buon umore di chi poco ha avuto e ancor meno ha desiderato. La seconda era la testimonianza di quella che per lui era la priorità nel mondo dell’analfabetismo religioso, per dirla con Ratzinger: non saggi trattati convegni e simili, ma paziente e paterno lavoro di insegnamento. Insegnamento, non indottrinamento: come aveva imparato nei trent’anni passati nel seminario di Belluno, dodici da studente e gli altri da professore. Tutto l’universo interiore di Luciani si esemplifica nella sua araldica episcopale: tre stelline come le tre virtù cardinali e il motto Humilitas.

Quest’uomo di granito rivestito di morbida seta divenne Papa e fu uno snodo epocale. Solo dopo la scelta di un Pontefice italiano morto repentinamente il conclave poteva orientarsi verso est. Ma quel breve Papato in fondo non svolse nessun’altra funzione, perché Luciani andò via troppo presto. Eppure qualcosa merita di essere precisato.

Non fu ascrivibile ad alcuna corrente, perché la prematura scomparsa lo lasciò, come si suol dire, col naso di cera, modellabile a piacimento nell’immaginario. Avrebbe mantenuto fede al magistero conciliare, ma questo l’avrebbe fatto anche Giuseppe Siri se fosse diventato Papa. Avrebbe certo corretto molti abusi allignati negli ultimi anni montiniani, quando la Chiesa avvertì un vuoto di potere causata dal disorientamento del Papa, ma questo l’avrebbe fatto anche Giovanni Benelli, l’altro competitore al sacro soglio nei due conclavi del 1978. In realtà Luciani fu proprio un candidato di compromesso, un uomo che non aveva smarrito la bussola negli anni della tempesta e non spaventava nessuno perché ragionevolmente poteva guidare tutti. Nessuno può sapere che politica avrebbe seguito. Ma certamente e a dispetto del nome, invece di somigliare all’Amleto Montini e al solare Roncalli, sarebbe stato, caratterialmente e mentalmente, una riedizione del santo e duro Pio X, del quale aveva la stessa forma di intelligenza, più robusta che sottile.

Tutti sapevano che Luciani sarebbe stato un uomo energico nell’estirpazione del dissenso e del disordine. Un uomo d’ordine, diremmo. Una mano di ferro a volte senza nemmeno un guanto di velluto, come fece notare Mino Pecorelli in un enigmatico articolo dedicato al Pontefice sul suo Osservatorio Politico, testata che era stata informatissima sulle vicende di Moro e Leone e che ora sembrava ben instradata nei misteri vaticani.

La morte repentina diede adito a molti dubbi, che chi ben conosceva la salute del Papa e l’anamnesi familiare non ebbe. La colpa di essi venne dalla cattiva gestione della notizia del suo improvviso trapasso, scoperto da una suora, cosa che apparve tanto disdicevole da nasconderla, attribuendo ai segretari personali il ritrovamento del cadavere di Giovanni Paolo I. Il resto si andò sedimentando nelle lotte ecclesiastiche e politiche dell’epoca, all’indomani dell’attentato a Giovanni Paolo II. Furono varie ipotesi, di tipo scandalistico, che si nutrirono dei soldi facili di certa finta saggistica e che ancora fanno parte di un certo ciarpame culturale che circola e che si ostina a vedere il Vaticano come il covo di una setta di Templari alla Walter Scott. Si disse che, essendo Luciani un conservatore, fosse eliminato dai progressisti, identificati stereotipicamente con non ben delineati gruppi massonici, fumosamente riuniti nella fantomatica Loggia Vaticana. Allo stesso modo, si sostenne che fosse un progressista, e che ovviamente fossero stati i conservatori a farlo fuori, col veleno, senza nemmeno identificare un mandante. Altri, con più serietà, fecero qualche nome. Luciani sarebbe stato ammazzato da Jean Villot, il cardinale segretario di Stato che egli avrebbe voluto sostituire. Peccato che Luciani stesso lo avesse confermato e che di lì a poco, per motivi di salute, dopo il decesso del Papa, il cardinale avrebbe offerto al successore le dimissioni, senza fare in tempo nemmeno a vederle accolte, perché sarebbe morto anche lui. Si fece il nome di Marcinkus, che Luciani avrebbe voluto sostituire alla presidenza dello IOR, perché aveva litigato con lui quando la fiduciaria vaticana aveva acquisito le partecipazioni azionarie della Conferenza Episcopale Veneta nella Banca Cattolica del Veneto per poi rivenderle ad alto prezzo. In realtà, stando a Pasquale Macchi, segretario di Paolo VI, i rapporti tra Luciani e Marcinkus furono egregi. In effetti Giovanni Paolo I, ora che era il superiore di Marcinkus, dovette convenire che acquistare delle azioni a trecento milioni di lire e ricavarci sessanta miliardi grazie all’Ambrosiano era stato un ottimo affare e del tutto legale. D’altro canto, il passo da un dissidio all’omicidio è abbastanza lungo e solo la propaganda contro lo IOR voluta dai sovietici per il finanziamento a Solidarnosc lo rese possibile, nella fantasia dei più. I dati obiettivi sono, tutto sommato, due. Che quando Luciani morì stava preparando un discorso esplosivo non per cambiare l’organigramma di Curia ma per il capitolo generale dei Gesuiti, dal cui generalato voleva deporre Arrupe, e che quando i Cardinali si riunirono nelle congregazioni preparatorie del Conclave, pur chiedendo delucidazioni sulla morte del Papa, non sfiorarono nemmeno con un dito l’ipotesi dell’autopsia, peraltro giuridicamente impraticabile, semplicemente perché non avevano nessun motivo di sospetto. E’ singolare che della sortita in Vaticano dell’onnipotente generale gesuita, subito dopo la morte di Luciani, per prendere visione di quanto il Papa avrebbe voluto dire e conclusasi con la sua cacciata da parte dei cardinali, quasi mai nessuno abbia parlato. Com’è singolare che ancora si parli di esami post mortem negligentemente omessi e che non erano assolutamente necessari. Segno che quella morte entrò dopo, e non subito, in un meccanismo propagandistico.

Ucciso in realtà dalla mole di lavoro al cui ritmo stressante egli non era abituato, venendo da una diocesi prestigiosa ma relativamente piccola come Venezia, Giovanni Paolo I fu uno dei tanti Papi dalla vita breve, che però, spalmati su duemila anni, sembrano sempre delle eccezioni.

A dispetto di ciò, l’autenticità della sua testimonianza cristiana e umana sopravvive ancora intatta ed è, alla fine, la migliore eredità che poteva lasciarci un uomo semplice e coerente come lui. La retorica all’epoca salutò la sua dipartita come quella di un gran Papa: la stessa che lo aveva denigrato giorni prima per scarso spessore intellettuale. L’onesto ricordo vede in lui una persona che si affacciò alla ribalta della grande storia il minimo indispensabile per fare irrompere un sottile ma intenso raggio di luce, per far sgorgare una piccola ma fresca polla di acqua.

Ti piace questo articolo? Condividilo nel tuo profilo social.

RIFERIMENTI

ngn logo2

Testata totalmente indipendente, di proprietà dell’associazione Libera Stampa e Libera Comunicazione

Sostienici per dare una libera informazione

Donazione con Bonifico Bancario

TAGS POPOLARI

ISCRIZIONE NEWSLETTER

GDPRInviando questo messaggio accetto il GDPR e il regolamento sulla privacy.

Seleziona la casella per approvare.


 

Ricerca