Image
Image
Image
Image
Image

Internazionali

FALCHI PARANOICI ALL’ASSALTO PER LA SOLUZIONE FINALE

FALCHI PARANOICI ALL’ASSALTO PER LA SOLUZIONE FINALE

C’è chi la guerra la vuole fare. Una guerra mondiale, che si vorrebbe condotta con armi convenzionali, non atomiche, come se gli apprendisti stregoni potessero controllare la scena, dosare il conflitto, perché convinti di avere in mano le leve del comando del mondo.

In questo manicomio dove abbondano i paranoici, corrosi dal potere e dal denaro, oligarchi di ogni specie, guerrafondai della peggior qualità, la melma ultranazionalista russa starebbe esercitando fortissimi pressioni sul presidente Putin per sostenere la tesi della pista ucraina.

Primo fra tutti, sostengono fonti di stampa, Nikolaj Patrushev, il "siloviko d'acciaio".

"Il presidente Putin crede che gli assalitori della sala da concerti Crocus siano islamisti radicali. Ma dubita che dietro di loro ci sia l'Is, per la singolarità di un attacco durante il ramadan. Però non ha prove per collegare i quattro arrestati poche ore dopo l'attentato in cui hanno perso la vita almeno 139 persone con gli ucraini o gli americani".

E’ questo che Putin avrebbe spiegato in una riunione di governo di alto livello, secondo quanto scrive un'accreditata analista come Tatiana Stanovaya, in un post sul suo canale Telegram.

Tuttavia i siloviki ultranazionalisti non mollano nel tramutare in dubbi le loro certezze e tra questi pare svolgere un ruolo di punta Nikolaj Patrushev, l'uomo che ha sostituito Putin al Kgb.

E’ stato lui, martedi, ha dire, a proposito dei possibili mandanti della strage di Mosca: “Certamente, l'Ucraina".

Promosso a segretario del Consiglio di sicurezza nazionale russo nel 2008 dallo stesso Putin, Patrushev per più di due decenni è stato la seconda persona più potente in Russia. E’ stato Patrushev a mettere in guardia Putin su Evgenji Prigozhin già durante l'estate 2022.

Patrushev, così come Igor Girkin, erano stati messi nell'angolo nel corso dei mesi, soprattutto dopo la morte di Prigozhin, a causa delle loro tesi da guerrafondai e alle loro posizioni che vogliono l’annientamento dell'Ucraina.

Accanto agli esponenti "politici", hanno ripreso voce anche l'ideologo Alexandr Dugin e il suo patron mediatico Konstantin Malofeev, editore di Tsargrad.

Alexander Bortnikov, il direttore dei servizi di sicurezza interni russi (Fsb), ha diffuso una dichiarazione secondo cui i servizi segreti dell'Ucraina hanno contribuito all'attentato terroristico di Mosca al Crocus City Hall, perpetrato da islamisti radicali.

Secondo Bortinikov, Kiev si preparava ad accogliere "come eroi" i terroristi poi arrestati.

Martedi, per la prima volta, il presidente russo Vladimir Putin aveva riconosciuto che l’attacco è stato compiuto da estremisti islamici. Il servizio di sicurezza interno Fsb, citato dall'agenzia Ria Novosti, afferma che le informazioni preliminari raccolte dagli interrogatori degli arrestati "confermano la pista ucraina" nell'attacco.

Bortnikov ha detto che gli attentatori sono stati "addestrati da Kiev in Medio Oriente" e ha sottolineato che la Russia risponderà con misure di rappresaglia. Secondo quanto riporta l’agenzia Tass, Bortnikov ha poi aggiunto che il capo dei servizi segreti militari ucraini, Kirylo Budanov, è un obiettivo legittimo per le forze militari russe, così come lo è ogni persona che perpetra crimini contro la Russia. Il responsabile Fsb ha poi citato un’inchiesta i cui risultati preliminari indicherebbero un coinvolgimento degli Usa e della Gran Bretagna nell’attacco al Crocus City Hall.

In altra posizione, con l’intento, probabilmente, di allentare la deriva nazionalista, è Alexandr Lukashenko, il quale ha dichiarato che i sospetti autori della strage, come prima opzione, hanno tentato di fuggire in Bielorussia, ma hanno desistito a causa delle misure di sicurezza adottate dal Paese. Una ricostruzione che contraddice le affermazioni delle autorità russe, secondo le quali gli attentatori avrebbe provato in prima battuta a dirigersi verso l'Ucraina. "Nei minuti immediatamente successivi all'attacco "proprio come in Russia, siamo passati a un regime di sicurezza rafforzato. Ecco perché non hanno potuto entrare in Bielorussia e si sono allontanati verso la sezione del confine ucraino-russo", ha dichiarato Lukashenko.

Il portavoce del Cremlino ha affermato: "Prematuro parlare di quale sarà la reazione della Russia se sarà provata la partecipazione dell'Ucraina nell’attacco al Crocus City Hall”.

E’ evidente che a Mosca si sta svolgendo un confronto non facile tra un’ala intransigente di guerrafondai e chi, probabilmente Putin, non intende alzare il livello dello scontro.

Sin qui le logiche dei guerrafondai russi e le contraddizioni interne al regime.

Non mancano i guerrafondai nemmeno dall’altro versante, ossia dal versante occidentale.

Centomila soldati della Nato sono in Polonia in massima allerta, pronti in caso di guerra.

Intanto, durante un comizio tenuto nella Carolina del Nord, Joe Biden è tornato a definire il presidente russo Vladimir Putin un "macellaio", stesso termine utilizzato due anni fa in un incontro con i rifugiati ucraini a Varsavia.

Il presidente degli Stati Uniti ha attaccato l'omologo russo affermando: "Se aumentassimo le tasse per i miliardari, potremmo fare tante cose, tra cui finalmente fare in modo che ci prendiamo cura dell'Ucraina attaccata da quel macellaio di Putin".

Che Joe Biden usi questi toni da angiporto per questioni di propaganda interna è probabilmente dovuto alla sua ormai acclarata poca lucidità mentale, ma è assurdo che lo staff che ormai gli regge la sopravvivenza politica lo lasci andare a ruota libera in modalità che accrescono la tensione e legittimano la parte più destra della Russia.

C’è un’evidente gioco di sintonia tra guerrafondai russi e guerrafondai americani che rende la situazione incandescente.

Per nostra fortuna, per ora, c’è anche chi, pur essendo di fede atlantica, usa i toni della ragione. Giorgia Meloni. Nel corso della registrazione della puntata di “Fuori dal coro”, andata in onda ieri sera su Rete4, il presidente del Consiglio italiano critica le affermazioni del presidente francese che non ha escluso l’invio di truppe in Ucraina. “Sono convinta che si debba fare attenzione ai toni che si usano”, spiega la presidente del Consiglio che ribadisce il pieno sostegno a Kiev. “Continuo a rispedire al mittente l’idea secondo la quale chi cerca di aiutare l’Ucraina vuole la guerra e quasi i russi che l’hanno invasa sono quelli che vogliono la pace”.

In linea con la necessità di contenere il confronto anche gli inglesi. Sono "del tutto insensate" le accuse della Russia su un coinvolgimento dell'Occidente e dell'Ucraina nell'attentato terroristico al Crocus City Hall di Mosca, ha scritto il ministro degli Esteri britannico David Cameron sul suo profilo X. "Sosteniamo – ha aggiunto David Cameron - le dichiarazioni degli Stati Uniti secondo cui l'Isis è l'unico responsabile di questo attacco".

Nel frattempo proseguono le indagini e gli arresti degli attentatori e dei loro complici.

La Corte di Mosca che si occupa della strage ha tramutato in arresto il fermo di un ottavo sospetto nell'attacco. Si tratta di Alisher Kasimov, originario del Kirghizistan ma cittadino russo. L'uomo è accusato di avere affittato un appartamento ai presunti terroristi, ma lui ha detto di averlo fatto senza sapere di chi si trattasse.

Nella fotografia Nikolaj Patrushev.

Ti piace questo articolo? Condividilo nel tuo profilo social.

RIFERIMENTI

ngn logo2

Testata totalmente indipendente, di proprietà dell’associazione Libera Stampa e Libera Comunicazione

Sostienici per dare una libera informazione

Donazione con Bonifico Bancario

TAGS POPOLARI

ISCRIZIONE NEWSLETTER

GDPRInviando questo messaggio accetto il GDPR e il regolamento sulla privacy.

Seleziona la casella per approvare.


 

Ricerca