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Opinioni

STRAGE DI MOSCA, SE IL MANDANTE FOSSE  UNA GUERRA SEGRETA TRA FALCHI E COLOMBE

STRAGE DI MOSCA, SE IL MANDANTE FOSSE UNA GUERRA SEGRETA TRA FALCHI E COLOMBE

di Giorgio Cattaneo

IL VERO MANDANTE DELLA STRAGE DI MOSCA:

UNA GUERRA SEGRETA TRA FALCHI E COLOMBE

Ci sono immagini che parlano da sole. Per esempio, la processione di cittadini romani di fronte all'ambasciata russa. Centinaia di fiori deposti davanti ai cancelli, in memoria delle vittime della Crocus City Hall. Una donna, commossa: «Queste cose le abbiamo già viste in Italia nel 1944: i nazisti sconfitti erano spietati. Per rabbia, nel ritirarsi si lasciavano alle spalle una scia di stragi contro la popolazione civile». È un fatto: in Russia il terrore domestico esplode proprio mentre, sul campo di battaglia, l'esercito ucraino perde terreno in modo vistoso. Altro dato immediato, che salta all'occhio: nelle nostre città europee, i killer dell'Isis venivano rapidamente uccisi. Nessuna possibilità di interrogarli, facendo emergere complici e mandanti. A Mosca invece i presunti assassini sono stati catturati e trascinati in tribunale: malconci e pestati a sangue, ma vivi e vegeti.

Come sempre, da un osservatore come Dmitry Koreshkov provengono riflessioni lucide: «Temevo il terrorismo già due anni fa, all'esplodere del conflitto nel Donbass. Invece arriva adesso, quando l'Ucraina mostra di non poter più reggere la pressione militare russa». Un altro analista, Davide Rossi, sottolinea come i vertici moscoviti non sembrino credere alla “genuinità” jihadista dell'attentato, viste le troppe ombre occidentali dietro l'opaca ascesa dell'Isis. In questo caos risulta difficile raggiungere certezze. Ma intanto spunta un nome: quello di Victoria Nuland, famigerata “signora della guerra” appena allontanata dal governo Usa. «Lo scorso 22 febbraio – ricorda Rossi – la Nuland aveva evocato la “guerra asimmetrica” contro Mosca, per rimediare agli insuccessi sul campo di battaglia».

Tenebroso precedente: l'attentato costato la vita a Darja Dugina, secondo alcuni riconducibile a una frangia dei servizi ucraini, anche se Kiev ha comunque sempre smentito ogni suo coinvolgimento. «Prima ancora: sempre la Nuland aveva annunciato che il gasdotto Nord Stream sarebbe stato distrutto, nel caso la Russia avesse attaccato l'Ucraina». Si intrecciano tanti elementi, che possono portare nelle direzioni più disparate. «Resta però un punto: la falla nella sicurezza c'è stata – aggiunge Rossi – nonostante l'esplicito avvertimento rivolto ai russi dall'intelligence Usa, che aveva lanciato a gran voce l'allarme terrorismo, alludendo a un attentato in preparazione verso teatri e concerti».

«Stupisce – dice ancora Rossi – che un sistema di sicurezza efficiente (per di più di un paese oggi in guerra, come la Federazione Russa) abbia potuto lasciare una falla di questo genere. Vero, non si può controllare tutto. Ma i quattro sparatori hanno agito in modo indisturbato per un periodo piuttosto lungo». E a proposito di avvertimenti: «L'allerta diffusa da Washington per aiutare Mosca – annota Koreshkov – autorizza un sospetto: gli 007 americani erano forse contrariati dai piani di altri servizi segreti, magari britannici? Qualcuno, nell'area europea della Nato, era eventualmente propenso a progettare un disastro stragistico destinato a rendere inquieta la popolazione russa, mettendo quindi in difficoltà il Cremlino sul fronte interno appena dopo la rielezione plebiscitaria di Putin?».

La data del sanguinoso attentato, 22 marzo, ricalca quella della strage Isis commessa a Bruxelles nel 2016: l'intenzione sembra quella di voler lasciare una firma inequivocabile. Ma attenzione: «Credo che i terroristi – dice Koreshkov – abbiano dovuto posticipare l'agguato, per via degli elevatissimi livelli di sicurezza dei giorni precedenti: lo proverebbe il sorprendente annullamento del concerto del cantante Shaman, popolarissimo in Russia». La sua esibizione era attesa per il 9 marzo, alla vigilia delle elezioni. «Quindi era quella, la data inizialmente prevista per l'attentato? Shaman non è un cantante qualsiasi. Le sue canzoni sono piene di retorica patriottica. E lo showman è protetto da un attentissimo apparato di sicurezza».

Dmitry Koreshkov ostenta pessimismo: «All'indomani della strage di Mosca, per la prima volta, la Russia ha impiegato un missile ipersonico Zirkon per colpire a Kiev un centro di comando, affollato di vertici militari ucraini. Un solo Zirkon costa 200 milioni di dollari: usarlo significa voler inasprire il conflitto». Koreshkov è pessimista anche sul fronte del terrorismo: «Temo che qualche attentato, più che l'Europa, possa colpire gli Usa alla vigilia delle elezioni presidenziali».

Forse, va in questa direzione anche la cautela di Putin: «Non crede all'autonomia dell'Isis ed evoca la complicità di Kiev, ma preferisce evitare di fare il nome del vero mandante», sottolinea sempre Koreshkov. «Finora risulterebbe evidente la manovalanza dei tagiki, mentre il loro reclutamento (on line) farebbe pensare ai metodi impiegati dagli 007 ucraini. Ma potrebbe essere un depistaggio: perché l'Ucraina non ha la capacità operativa di compiere una strage come quella di Mosca, che è stata preparata – con settimane di anticipo – sotto il naso dei servizi segreti russi». Come dire: «Non si può escludere che qualche apparato di Kiev possa aver coadiuvato i killer, che infatti stavano cercando di fuggire in Ucraina, ma gli uomini di Zelensky non possono certo aver pianificato un colpo simile».

Di certo sta accadendo qualcosa di insolito, rispetto al passato. Prima, la cacciata della Nuland dal Dipartimento di Stato. Poi l'avvertimento ai russi sul rischio-attentati. E all'indomani della strage di Mosca, la clamorosa astensione degli Usa sul cessate il fuoco a Gaza richiesto dall'Onu: decisione senza precedenti, che ha fatto imbestialire Netanyahu. Ergo: le colombe sono passate al contrattacco? La sensazione è proprio questa: una drammatica e pericolosa resa dei conti, senza risparmio di colpi.

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