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CONTRO IL JOBS ACT? SOLO PREGIUDIZI

CONTRO IL JOBS ACT? SOLO PREGIUDIZI

di Gianvito Caldararo
 
Sin da quando il governo Renzi approvò la riforma del lavoro, nota come Jobs Act, abbiamo assistito ad un dibattito dai toni vivaci e talvolta anche molto aspri e duri. E nel mentre la riforma conseguiva apprezzamento e condivisione dalle principali istituzioni internazionali, quali il FMI ( Fondo Monetario Internazionale ), la Banca mondiale, la BCE ( Banca Centrale Europea ) e l'OCSE, in Italia incontrava una profonda contrarietà dei sindacati della Cgil e Uil, del M5S, da sempre vocato ad una politica assistenziale, la sinistra radicale e alcuni settori dello stesso PD.
La critica più feroce, rivelatasi poi infondata, fu quella che terminato il periodo della decontribuzione avremmo assistito ad una valanga di licenziamenti di massa, che il lavoro sarebbe divenuto precario e finanche mal pagato. La realtà si è manifestata molto diversa. Infatti, terminato il periodo della decontribuzione non vi sono stati i paventati catastrofici licenziamenti, ma la creazione di ben 1 milione e 333 mila nuovi posti di lavoro e il tasso di disoccupazione calato al 7,4%.
Nonostante ciò, chi ha sempre osteggiato la riforma, ha continuato a diffondere allarmisti. Il sindacato della Cgil che il 22 marzo 2016 si mobilita per presentare tre quesiti referendari per abbattere il Jobs Act. La verità è che non si è mai voluto riconoscere i risultati positivi scaturiti dal Jobs Act, che ha messo l'Italia nelle condizioni di competere con i Paesi europei. Con il 7,4% del tasso di disoccupazione l'Italia ha fatto meglio della Svezia, con il 7,6% e con un meno 4,3% della Spagna, che si attesta sull'11,7%.
Altro dato eccezionale e per molti inaspettato è stato il dimezzamento della disoccupazione giovanile, che dal 43,1% del marzo 2014 è sceso a giugno 2023 al 21,3%, migliore di quello della Svezia, che registra un 24,9% e della Spagna, con un 27,4%.
I pregiudizi non lasciano parlare i dati reali. Il prof. Fortis, noto per il suo rigore scientifico afferma:  che "il mercato del lavoro in Italia ha fatto enormi pregressi". Lo stesso Fortis, ha evidenziato che dal marzo 2014 a tutto giugno 2023, si registrano 1 milione e 782 mila di nuovi occupati, di cui 1 milione e 256 mila sono stati creati dal Jobs Act con i governi Renzi e Gentiloni. La disoccupazione dal 13% del marzo 2014 è scesa la 7,4%, cioè un meno 5,6%. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni ) a febbraio 2014 si attestava sul 43.1%, mentre a giugno 2023 è del 21,3%. A marzo 2014 gli occupati erano 21.808.000 e a giugno 2023 sono 23.590.000, cioè con un incremento del 6,5%, con posti di lavoro a tempo indeterminato di 1.333.000.
Ha avuto ragione il prof. Paolo Pini, quando nel momento dell'entrata in vigore del Jobs Act, disse:
"Con il Jobs Act si intende avviare una campagna di fiducia per imprese e mercati ed indurre alla crescita della domanda di lavoro e quindi dell'occupazione garantendo più flessibilità sia in entrata e sia in uscita". I pregiudizi degli oppositori si sono infranti contro i dati positivi che la riforma del Jobs Act ha comportato. Voltaire, affermava: "Il pregiudizio è una opinione senza giudizio". Mentre Denis Diderot, il noto filosofo francese, dichiarava: "L'ignoranza è meno lontana dalla verità del pregiudizio". Senza dimenticare che il Jobs Act ha posto fine alla odiosa pratica delle dimissioni in bianco e che il contratto a tutele crescenti si è rivelata una giusta ed equilibrata soluzione, il linea con i Paesi europei. Il tempo ancora una volta si è rivelato galantuomo.
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