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OPINIONI

IL SINDACO DI REGGIO EMILIA E LA ALBANESE, QUANDO LA REALTA' SUPERA LA FANTASIA

IL SINDACO DI REGGIO EMILIA E LA ALBANESE, QUANDO LA REALTA' SUPERA LA FANTASIA

Vi giuro che quando ho visto il video di Francesca Albanese a Reggio Emilia pensavo fosse stato prodotto con l'intelligenza artificiale.
Uno di quei video artatamente creati per denigrarne l'immagine.
Invece, per quanto surreale, è orrendamente reale.
Per chi non conosce l'Albanese, sappia che è una Consulente ONU per i diritti umanitari, finita recentemente agli onori della cronaca per le sue aspre critiche mosse al governo israeliano a seguito dei massacri compiuti a Gaza.
Critiche ritenute così estreme, da far scattare (a torto o a ragione) dure sanzioni da parte degli USA che l’hanno accusata di “fomentare l'antisemitismo a sostegno del terrorismo”.
Ciò è bastato per farla assurgere a martire ed eroina della sinistra estrema, nonché simbolo e figura ispiratrice del movimento Propal.
Ma ritorniamo a Reggio Emilia, dove quel bonaccione del sindaco, un medico di centrosinistra dall’aria mite, ha avuto la malaugurata idea di invitarla con tutti gli onori sul palco dello storico Teatro Valli, per consegnarle la massima onorificenza del “Premio Tricolore”.
L’evento ovviamente ha richiamato le moltitudini dei sostenitori della Albanese, di cui è notoria (ma evidentemente solo al sindaco) la sobrietà, la tolleranza e la capacità di dialogo.
Ebbene, questo pover’uomo cosa ha avuto l’incoscienza di fare?
Si è avventurato in un discorsetto nel quale si augurava un immediato processo di pace.
Ma, dopo aver condannato, senza se e senza ma, i crimini del governo Israeliano, e dopo aver anche prudentemente usato la parola d’ordine di “genocidio”, candidamente ha avuto l’ardire di auspicarsi anche… la liberazione degli ostaggi ancora in mano ai terroristi.
E qui è venuto giù il teatro!
Non l’avesse mai detto!
La platea è esplosa ringhiosa e rabbiosa in un boato di fischi, pernacchie, ululati, strida, insulti.
Con lo sguardo smarrito nello spazio e nel tempo, il primo cittadino si è chiesto quale bestemmia gli fosse mai sfuggita.
Si è voltato allora attonito verso l’Albanese, la quale, invece di venirgli in soccorso, si è portata disperatamente le mani in faccia come a dire: “Ma che cazzo hai detto!”
Eh già… che cazzo ha detto?
Ha detto quello che per qualunque persona dotata di buon senso e normale quoziente intellettivo, pur contraria all’operato del governo israeliano, sarebbe stata un’ovvia banalità.
Ma in quel consesso era una nefandezza.
Eh già… perché si era permesso di citare gli ostaggi.
Gli ostaggi?
Ma chi se ne frega degli ostaggi israeliani!
Ma che si fottano dentro i tuguri dei bunker!
Loro possono essere affamati, stuprati e trucidati.
Non ci interessa e non meritano menzione.
La pace deve essere incondizionata.
Ma la tragicommedia non era finita lì.
La Albanese, mossa a pietà, alla fine ha soccorso il povero sindaco dal linciaggio e, presa la parola, con tono altezzoso e messianico, ha proclamato:
«Il sindaco non lo giudico, lo perdono».
Una frasetta semplice del tipo: “Padre perdona costui perché non sa quello che fa”.
Delirio di onnipotenza ne abbiamo?
Poi, occhieggiando con maligna perfidia il pubblico assetato di sangue, ha aggiunto:
«Però, mi deve promettere che questa cosa non la dice più».
E il primo cittadino, dopo la bacchettata, a capo chino, le ha sorriso grato.
Una scena pietosa, Fantozziana.
Tant’è che ci mancava solo che sommessamente le dicesse: «Come è umana lei».
Vi rendete conto a che livello di disumanità e furore ideologico si può giungere pur nel sostenere una causa ritenuta giusta?
E quando ci si vanta di essere attivisti per motivi umanitari, mi chiedo: come ci si fa a commuovere a senso unico?
Come si fa a profondere amore per il prossimo a corrente alternata?
Spesso, poi, dinanzi agli attuali conflitti che rischiano di dilaniare il mondo mi chiedo anche come mai l’ONU non abbia alcuna capacità di persuasione, né alcuna autorevolezza.
Poi, constato che una come l’Albanese è Consulente ONU per i diritti umani…
è una risposta me la do

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