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OPINIONI

UNA COSA E' DIFENDERE I POVERI PALESTINESI, ALTRA COSA E' LA SOLITA PROPAGANDA E VIOLENZA

UNA COSA E' DIFENDERE I POVERI PALESTINESI, ALTRA COSA E' LA SOLITA PROPAGANDA E VIOLENZA

 di Antonio Foccillo

Al di là delle valutazioni che si possono avere sulla missione della Flotilla, credo che per tutti noi non sia accettabile quello che è avvenuto con il blocco e l’arresto delle persone pacifiche che erano sulle barche in acque internazionali e che battevano bandiera dei Paesi a cui appartenevano. È fuor di dubbio che è stato violato il diritto internazionale e tutte le giustificazioni israeliane non sono condivisibili. Il Governo deve attivarsi immediatamente per farli ritornare tutti (non solo i parlamentari) in patria, sani e salvi, e senza ulteriori giorni di arresto.

Detto questo, è da ritenersi lecita qualsiasi manifestazione che si ponga il problema di far finire la guerra in Palestina e che difende le persone sulla Flotilla che sono state arbitrariamente fermate e arrestate. Quello che non è lecito e non è giustificabile è lo slogan: “Blocchiamo tutto”.

Le varie manifestazione che si sono generate “spintaneamente”, dopo che sono state fermate le barche della Flotilla sono state anche in qualche caso violente con blocchi delle stazioni, danneggiamenti e scontri con la polizia. Tutto questo non può essere mai accettato dai cittadini!.

La gente che lavora e che si deve spostare per lavoro o per altro non vuole disordini e violenza, ma vuole vivere liberamente. È facile alimentare il dissenso, ma quello che va evitato è fornire alibi per permettere ad alcune frange che non aspettano altro che potersi scatenare.

Quello che sta succedendo in questi giorni è sintomatico di cosa bolle in pentola. Per fare opposizione vanno fatte proposte alternative alle linee politiche, sociali ed economiche di chi governa, altro è contestare in modo violento e distruggere con rabbia quello che si trova lungo il cammino. 

I cattivi maestri, in passato, hanno colto le occasioni per generare mostri. Quello che è successo nell’epopea del terrorismo con tanti morti e feriti, frutto dello scontro ammantato di ideologia non ha insegnato niente. Evitiamo di generare altri mostri. Lo chiedo anche io che ho subito sulla propria pelle quell’odio e anche quei rischi.

Inoltre, l’occasione di individuare una giusta causa per darsi una giustificazione alle proprie azioni di scontro fa venire meno anche la motivazione delle iniziative promosse.

Siamo sicuri che così facendo, aggredendo e sfasciando, possa portare aiuto e solidarietà al popolo palestinese? Non credo!  A pare mio non fa altro che creare altro odio.

Non ho voluto fino a oggi commentare quello che tutti i giorni succede nella striscia di Gaza, perché non ci sono parole che possono alleviare le sofferenze dei cittadini Palestinesi. Ma nel mio cuore e nella mia mente ho sempre pensato quale fosse la cosa migliore per aiutare quelle povere persone e quei bambini che morivano in modo atroce. In passato, pur essendo le situazioni meno complicate e difficili di oggi, erano altre le azioni di solidarietà che abbiamo espresso sia nei confronti della popolazione e sia nei confronti del sindacato palestinese.

Già allora, in particolare nella prima intifada c’era una situazione inaccettabile, con arresti di sindacalisti, chiusure di università, scontri e atti di terrorismo. In quella occasione e successivamente, sia come sindacato Uil, Cgil, Cisl e sia come partiti di sinistra, abbiamo sviluppato una rete di solidarietà concreta, mettendo all’attenzione dell’opinione pubblica il problema palestinese con convegni e manifestazioni pacifiche e aiuti concreti.  E abbiamo sempre tenuto un rapporto di amicizia con gli israeliani sia in Italia che in Israele, riconoscendo anche le loro ragioni, perché si trovano al centro, essendo circondati, di possibili atti di terrorismo.

Già scrissi in un precedente articolo per questo nostro giornale che l’attacco di Hamas dell’7 ottobre lo avrebbero pagato duramente i palestinesi. È così è stato!  Ma una cosa e replicare a un attacco infame e un’altra e quello che è successo dopo con un vero e proprio massacro di un intero popolo.

Se si vuole aiutare realmente quel popolo palestinese, che sta soffrendo in modo inaccettabile, è cercare in tutti i modi di far finire la guerra e realizzare la pace, con successive azioni anche di aiuto e ricostruzione.

Come pure, mi sembra che la proclamazione unilaterale dello sciopero generale della Cgil, da vecchio dirigente sindacale, sia improprio. Pietro Nenni affermava: “Piazze piene, urne vuote”. Questa massima si vede che non è stata ancora condivisa e ne digerita da parte di tutti quelli che fanno politica.

Lo sciopero è sempre un atto che va rispettato, perché priva il lavoratore volontariamente di una parte dello stipendio e non va mai demonizzato, ma in occasioni come queste dove si vivono momenti drammatici, anche economicamente, era più appropriato cercare le convergenze con le altre sigle e magari svolgerlo nelle aziende per qualche ora.

La storia sindacale è stata spesso vissuta nello scontro fra massimalismo e riformismo. Ancora una volta prevale il massimalismo. In passato quando è prevalso si sono divise le organizzazioni confederali con grave danno soprattutto per i lavoratori. Tanti sono i momenti drammatici di divisione, ad esempio basti pensare allo sciopero politico, che la Cgil unitaria di allora, volle proclamare dopo l’attentato a Togliatti che portò a scissioni e alla nascita della Uil e della Cisl.  

Le motivazioni per queste manifestazioni portate avanti da soli, pur essendo giuste, rischiano di essere considerate uno scontro ideologico e danno il là a chi vuole strumentalizzare il tutto, per far passare lo strumento dello sciopero solo per un conflitto con il governo. Esse possono essere condivise da tutti e per questo ritengo che sarebbe stato necessario trovare forme unitarie, altrimenti si rischia solo di indebolire l’intero sindacato.

Come pure il governo, con alcuni suoi esponenti, dovrebbe stemperare i suoi giudizi ed evitare di alimentare ancora di più lo scontro. Non è possibile offendere chi partecipa allo sciopero e che protesta pacificamente. La democrazia è libertà di espressione. E il governo dovrebbe essere il primo a doverla tutelare.

Qualcuno potrebbe giustamente osservare: “chi sei tu per pontificare e dare consigli?”. Non sono nessuno!|

Sono solo uno che per più di cinquant’anni ha svolto la funzione di dirigente sindacale e a livello nazionale per più di trent’anni. Nei quali ha assunto anche la responsabilità delle politiche internazionali e si è interessato in prima persona delle questioni Israele/Palestina, cercando di promuovere con missioni, sia in Israele che nella striscia di Gaza, il dialogo fra i due sindacati e ha promosso anche unitariamente incontri, convegni sia con i sindacati palestinesi che con quelli israeliani. Convinto che solo il dialogo avrebbe potuto favorire un futuro migliore per i due popoli.

Certo siamo arrivati a una condizione ancora più drammatica in cui il dialogo non è facile. Troppi lutti, troppi soprusi e troppe violenze quindi il dialogo non può essere l’opzione principale e allora bisogna fare di tutto per arrivare alla Pace, ognuno riconoscendo le ragioni dell’altro. C’è una proposta vediamo tutti, come primo atto, di aiutare a far ragionare gli attori protagonisti sullo scenario internazionale per tentare di fare passi in avanti.

   

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