di Augusto Vasselli
Parlare dei Rosacroce non è molto semplice, come spesso accade per sodalizi che hanno perpetuato, nel tempo, un ricordo, soprattutto fascinoso, ove è difficile distinguere tra storia e leggenda. Esiste una storia perché ci sono documenti storicamente certi, che parlano dei Rosacroce, dei loro obiettivi e dei principi ai quali essi si ispirano, come pure esiste una leggenda con una abbondante letteratura che tratta degli stessi, ricca di considerazioni spesso fantasiose, di postulazioni non dimostrabili e di correlazioni a documenti non reperibili se non addirittura falsi.
Chi sono i rosacroce? E’ esistito realmente un ordine dei Rosacroce con la sua tradizione specifica, e il suo ordinamento? I Rosacroce hanno avuto un ruolo nella nascita di altri ordini o associazioni rosacrociane?
All'inizio del Seicento, diverse opere parlano di una confraternita della Rosa Croce, che si palesò dapprima in Germania per poi diffondersi in Europa.
Tre sono i testi che possono essere considerati basilari riguardo la manifestazione esterna del movimento rosacrociano.
Il primo appare in Germania, nella città di Cassel, nel 1614, ove viene pubblicato un libro nel quale sono contenuti tre anonimi contenenti comunicazioni e “idee guida” necessarie per avviare una riforma del mondo, indirizzata agli uomini di cultura e ai capi di stato.
Nel 1615 viene resa nota la Confessio Fraternitatis, scritto indirizzato a tutti gli uomini di cultura, mediante il quale si completano e si esplicita quanto precedentemente pubblicato.
Infine, la terza, pubblicato per la prima volta nel 1617, in forma anonima, Le Nozze Alchemiche di Christian Rosenkreutz, al quale faranno riferimento molte società iniziatiche che si riterranno le continuatrici dei Rosacroce.
Sui muri di Parigi nel 1623 furono affissi manifesti nei quali veniva scritto: "Noi, deputati del principale collegio dei fratelli di Rosacroce, rendiamo visibile e invisibile in questa città la Grazia dell'Altissimo verso la quale volge il cuore dei Giusti".
Con l’avvento delle Crociate, l’occidente comincia ad avere contatti con le società iniziatiche presenti nel Medio Oriente. La vecchia capitale del decadente Impero Romano d’oriente, Bisanzio, in cui si mescolarono religioni, ermetisti, alchimisti e cabalisti, fu anche il luogo nel quale si concentrarono un insieme di conoscenze, che con il crollo dell'impero bizantino avvenuto nel 1453, vennero trasferite in alcune capitali europee, per il tramite di coloro che per tale accadimento si trasferirono nell’Europa stessa.
Cominciano ad apparire personaggi che affermano di poter trasformare il piombo in oro, produrre elisir che consentono una durata della vita ultrasecolare, o addirittura l’immortalità per il tramite di trasmutazioni o metamorfosi perpetue, e di poter addirittura creare automi.
Il Cinquecento e il Seicento sono anche i secoli della Riforma e della Controriforma, durante i quali non è certamente agevole esporre le proprie idee, soprattutto se considerate eretiche e rivoluzionarie.
Nonostante questo in tutta Europa, filosofi, religiosi (soprattutto monaci), e uomini di scienza, con la loro seppur diversa formazione e le loro specificità, iniziarono a tessere tra di loro una rete, anche informale, formando di fatto una sorta di società iniziatica riservata, alla quale si dice abbiano appartenuto le più grandi menti del tempo.
Sono molti coloro che vennero considerati rosacroce: Cornelio Agrippa, Bacone, Michel Maier, l’Abate Tritemio, Fludd, Dee, Khunrath, Paracelso, Gioacchino da Fiore, Shakespeare, Cartesio, Boehme, Swedenborg e Saint Martin, ai quali vengono accomunati personaggi, vissuti antecedentemente, quali Pitagora, il mitico Ermete Trismegisto e addirittura lo stesso Dante.
Secondo la leggenda l’ordine dei Rosacroce si costituì nel quindicesimo secolo (intorno al 1420), allorquando su impulso del mitico Christian Rosenkreutz, ovviamente personaggio puramente simbolico, prese forma una fraternità iniziatica, come appunto ci indicano i due scritti anonimi di cui si è fatto cenno: la prima pubblicazione avvenuta a Cassel, detta anche Fama Fraternitatis, e la Confessio dei Rosacroce.
Nel primo testo viene tracciata una biografia immaginaria di Christian Rosenkreutz, secondo la quale lo stesso sarebbe rimasto a Damasco prima di fondare, presso il Monastero dello Spirito Santo in Germania, una fratellanza cristiana, al fine di poter conquistare la conoscenza universale attraverso il misticismo e l'illuminazione interiore.
Dal punto di vista storico non ci sono prove che possono confermare la reale esistenza di Christian Rosenkreutz e di quello che viene comunemente chiamato ordine dei Rosacroce. Evidentemente questi nomi sono una sorta di personificazione di un ambito sapienziale, preso a modello da Jean-Valentin Andreae, allorché lo stesso ha cominciato a pensare ad un ambito appunto sapienziale, caratterizzato da una comunanza ideale e spirituale, che accomuna coloro che aderiscono allo stesso, rendendoli quindi affratellati negli scopi e negli obiettivi.
Johann Valentin Andreae, nipote del teologo luterano Jakob Andreae, rimase orfano all'età di 15 anni. Sin dalla prima gioventù viene attratto da tutto ciò che è scienza, compresa la matematica, nonché dalle lingue sia antiche che moderne, oltre che a condurre gli studi teologici che gli consentiranno di essere un pastore della chiesa luterana. Si interessa, inoltre, oltre ai suoi studi classici, di astrologia, alchimia e in generale di tutte le scienze occulte.
Il mistico che ha vissuto una profonda interiorità e reso attivo l’amore per i suoi simili, pensando una società perfetta, muore il 24 giugno 1654, dopo pochi mesi dalla sua nomina a superiore dell’abbazia di Adelbert.
Con la sua morte lo spirito, utopico e ideale, rosacrociano rimane comunque vivo e, analogamente all’araba fenice, esso permane e rinasce periodicamente, diffondendosi e dando vita a ambiti comunque ispirati all’idea di Jean-Valentin Andreae.
Si narra che a Londra, eminenti personalità quali Marlowe, Donne e probabilmente Shakespeare, vicini ai Rosacroce, si incontrano in una Taverna (la taverna delle sirena) per parlare e confrontarsi riguardo l’ermetismo e “la magia operativa”.
All'inizio del Settecento il movimento rosacrociano, caratterizzato dalla tradizione ermetica e dalle modalità mistiche, è sicuramente molto attivo in tutta Europa. Gli appartenenti a questa vera e propria società iniziatica, più o meno formalizzata, sono soprattutto soggetti, dediti all’insegnamento a alla cura dei malati, che peraltro debbono prestare la loro opera riferita alle cure prestate, gratuitamente.
Nel 1710 appare un’opera di Samuel Richter, pastore luterano, forse meglio noto come Renatus Sincerus, che contiene e rappresenta, in 52 articoli, la struttura e la idealità rosacrociana. Nel 1714 Richter creò la fraternità della Rosa-Croce d’Oro, a carattere prevalentemente alchimistico, che si unì successivamente (nel 1777 a Berlino), con una loggia massonica, dando vita alla Società della Aurea Rosa Croce.
Dopo cento cinquanta anni dalla loro manifestazione, i Rosacroce non sono più un insieme, ovvero un collegio, di uguali e ricercatori "invisibili", ma un vero e proprio ordine iniziatico, caratterizzato da una assoluta riservatezza, gerarchizzato, che non esclude di influenzare l’attività di governo e la vita politica.
Operando sempre più apertamente la fratellanza rosacroce, fino ad allora molto chiusa ed elitaria, inizia a ridurre la sua capacità di influenzare direttamente i diversi contesti sociali. Molti dei suoi appartenenti si uniscono, in pratica aderendo, alla nascente massoneria, che diventa speculativa il 24 giugno del 1717, ove da quel momento possono essere formalmente accettati nelle logge anche coloro che non svolgono attività connesse alle costruzioni, in particolare di luoghi sacri.
Pur se inizialmente importanti rosacroce quali, Ireneo Filalete e Elia Ashmole con la loro adesione garantiscono un elevato apporto dello spirito rosacrociano, l'adesione alla massoneria porta comunque all’ibridazione del primitivo spirito rosacrociano.
Nella seconda metà del Settecento la fraternità dei Rosacroce sembra infatti scomparire, soprattutto perché sostanzialmente assorbita dalla massoneria, ma ciò nonostante rimane in essere il cosiddetto collegio invisibile, al quale appartengono ancora coloro che agiscono in modo anonimo e molto riservato.
Verso la fine del Settecento (1780 ca.), gruppi, cosiddetti di frangia, vicini alla massoneria vera e propria, creano ambiti rosacrociani, seppur non aventi una filiazione diretta con l'antica fraternità rosacrociana di Jean-Valentin Andreae.
Di sicura ispirazione rosacrociana è certamente l'Ordine dei Cavalieri Eletti Cohens, fondato da Martinez de Pasqually unitamente allo zio, il benedettino Dom Parnety, anch’egli noto ricercatore ermetico. Ma è alla fine del diciottesimo secolo e all’inizio del ventesimo che sorgono numerosi gruppi riferiti ai rosacroce, ove esoteristi e occultisti di varia estrazione si dichiarano e si pongono come eredi dei misteri dei Rosacroce.
Nasce a Londra nel 1865 la Societas Rosicrusiana in Anglia, tuttora esistente, il cui primo personaggio di vertice (Imperator) fu il celebre Edward Bulwer Lytton, diplomatico e scrittore, la cui opera letteraria più nota è stata “Gli ultimi giorni di Pompei”. Lytton è stato peraltro in diretta corrispondenza con l’abate Constant, meglio noto con lo pseudonimo Eliphas Levi.
Sempre ispirandosi ai Rosacroce nasce, all’inizio del ventesimo secolo, l’Alba Dorata, la cui attività è caratterizzata da un andamento altalenante, e alla quale aderiscono importanti personaggi. Tra gli altri appartennero a questo ordine il poeta irlandese William Butler Yeats (futuro premio Nobel), Samuel Liddel Mathers e la moglie, Moïra Bergson (sorella del filosofo), per non parlare del solfureo Aleister Crowley, che ha dato poi vita alla Golden Dawn.
Nel 1889 Maurice Barrès, fonda l'Ordine Kabbalistico della Rosa-Croix, unitamente a Joséphin (Sar) Péladan, dopo aver abbandonato l'ordine Martinista (che comunque si richiama anche alla tradizione rosacrociana), alla creazione del quale ha contribuito, peraltro, Stanislaus de Guaita, occultista e discepolo di Fabre d'Olivet e di Eliphas Levi.
A cavallo di fine Ottocento e inizio Novecento furono molti i scrittori e gli artisti che fecero parte del mondo neo-rosacrociano: Elemir Bourges, Saint-Pol Roux, Marc Haven, Paul Sedir e Gerard Encausse, meglio noto come Papus. Oltre a questi, furono sostenitori dei Rosacroce anche il celebre Rainer Maria Rilke e Oscar Vladislas de Lubicz Milosz, poeta e diplomatico, il quale fu certamente un autentico iniziato.
Compaiono nel tempo ancora altre società di ispirazione rosacrociana, che sostengono di essere eredi della primitiva tradizione rosacrociana, tra le quali alcune tutt’ora esistenti. Tra queste la più importante, quanto meno numericamente, è l'AMORC (acronimo che sta per Antiquus Mysticus Ordo Rosae Crucis), costituito a New York nel 1909 e la cui sede principale è oggi in California, cui aderiscono circa 200.000 membri, diffusi in tutto il mondo.
Ancora una volta questa sorta di entità spirituali, quasi idee guida, sembra attrarre l’essere umano. Questo anche oggi, nonostante si sia in presenza di una società, nella quale la principale aspirazione sembra essere la ricchezza materiale, ove l’adesione a un ambito tradizionale, quale quello dei Rosacroce, può sembrare verosimilmente anacronistica se non addirittura utopistica.
Ma evidentemente questo non è proprio così. Nonostante la scienza, la razionalità, la verità scientifica siano considerate indefettibili e assolutamente dominanti, nel profondo di molti permane il bisogno di spiritualità, ed è per questo che anche una fratellanza tradizionale, ispirata ai Rosacroce, può essere ancora un riferimento seppur vago.
L’homo tecnologicus, nonostante le conquiste scientifiche e appunto tecnologiche, ha bisogno di affrontare in modo più complessivo le problematiche derivategli dalla quotidianità della vita materiale, dai rapporti con i suoi simili e con il proprio essere autentico, che è all’interno di ciascuno di noi, per cercare di comprendere le grandi tematiche di sempre, a volte approssimativamente definite metafisiche, pur non rinunciando alla scienza, per potersi avvicinare alla Conoscenza.