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CULTURA

ALBA BLU, UN CORTO DI EMANUELA MASCHERINI

ALBA BLU, UN CORTO DI EMANUELA MASCHERINI

Nel suo corto, girato usando una splendida palette dai toni freddi per mettere in evidenza alcune delle sequenze più angoscianti e claustrofobiche, Emanuela Mascherini, regista fiorentina, ci introduce nel mondo delle donne, violate, stuprate, annientate dal dolore e dalla paura, ma soprattutto, cosa più grave, dalla vergogna che ricade sempre sulle vittime e mai sui carnefici.

Con grande delicatezza Emanuela cerca di farci capire, attraverso i loro sguardi, cosa rimane della loro gioia di vivere, del loro entusiasmo, della loro vita dopo un atto così devastante.

Lo stupratore le ha costrette ad avere continuamente paura, ha graffiato e calpestato il loro corpo e la loro anima, le ha rese mute, risucchiate in un baratro buio da cui anche le più forti faticano ad uscire. Nel loro cuore e nella loro mente c' è posto solo per la paura... potrebbe capitare ancora.

Tante lacrime e tanta paura, tante immagini. Quelle sfocate del momento dell'aggressione riaffiorano alla mente delle vittime ogni volta che un uomo le osserva, ogni volta che incrociano un uomo, che cerca di aiutarle, sia esso un collega o un compagno, non importa. Quello che vedono è solo l'aggressore.

Pochi dialoghi rarefatti, domande che non ricevono risposte :”chi ti ha fatto questo?” “non puoi lasciarmi sempre fuori”. Foto strappate lasciate per terra... Alba sente che deve uscire da sola dal baratro in cui è piombata.

Pensa che riprendendo il suo lavoro riuscirà almeno a non pensare alla paura che la devasta, ma le basta vedere un uomo che la osserva da dietro una porta a vetri, che la incrocia in un corridoio dell'ufficio o della biblioteca, per avere un solo impulso: la fuga e non importa se è un amico che la vuole aiutare (esistono anche uomini buoni), o un collega: nell'uomo che si avvicina continua a vedere il suo aggressore, il suo carnefice.

Ci sono donne che tendono ad isolarsi, a compiere una spietata analisi su loro stesse, a chiedersi se quello che è accaduto sia anche colpa loro. Nel silenzio della loro casa guardano, con occhi vuoti, fuori nel buio cercando di individuare il pericolo.
In un scena Alba, ripresa di spalle, all'uomo seduto accanto che cerca di accarezzarle i capelli dice “Lasciami stare”. Non lo guarda fissa davanti a sé... sta ancora lottando per trovare una via che la porti alla salvezza. Nella scena finale, si gira a guardare il compagno che le chiede se può sedere accanto a lei e con un sorriso afferma “ non è stata colpa mia, e nemmeno colpa tua” Ha ritrovato la voce, si è aiutata e adesso può iniziare la sua rinascita.

I 18 minuti del film si concludono con le immagini di una bambina che giocando cade, si fa male e inizia a piangere . Subito soccorsa da un adulto (il nonno, la nonna, il padre, un estraneo?) si fida, accetta l'aiuto e smette di piangere.

L'ingenua fiducia che ci portiamo ancora dentro ci fa perdere di vista il pericolo che si annida intorno a noi? Oppure tutte le donne del mondo meritano di sentirsi al sicuro come quando erano piccole e ancora si potevano fidare? È possibile per una donna sentirsi davvero al sicuro?

Queste le domande che il corto di Emanuela fa scaturire dal profondo dell'anima. Domande che non hanno una risposta, se non personalissima, ma che è dovere di tutti proteggere.

Grazie a Emanuela che ha parlato per loro, adesso le donne abusate e violate non hanno solo una voce ritrovata, ma anche una speranza in più. Ci sono altre che come loro hanno subito lo stesso abuso e che sono sopravvissute.
No sono sole. Non siamo sole.

Anche solo per questo messaggio Emanuela Mascherini merita di poter presentare questo suo lavoro il prossimo 25 Novembre (giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne) in una sede appropriata, davanti ad un pubblico formato magari da chi ha il potere per proteggerle davvero queste donne che mai come adesso sono sotto attacco.

Un premio Emanuela lo merita, per il coraggio dimostrato nel raccontare una storia scomoda e per il modo delicato ed educato con cui ha trattato un argomento così spinoso che ormai da troppo tempo riempie le pagine di cronaca.

Maria Rita Monaco

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